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Stile - Paragrafo 3 - Willem Brouwer

3. La ricerca di un nuovo ruolo dello stile.

Le numerose tendenze eclettiche del diciannovesimo secolo e dell'inizio del ventesimo condussero ad una ricomparsa della questione dello stile come tema centrale nelle opere dei principali teorici di questo periodo:
— John Ruskin, The Seven Lamps of Architecture (1848)
— E.E. Viollet-Le-Duc, Entretien sur l'Architecture (1860)
— Gottfried Semper, Der Stil in den Technischen und Tektonischen Kiinsten oder Praktische Astetik (1860)
— H.P. Berlage, Beschouwingen over stili (1905)
— H. Van de Velde, Zum neuen Stil (1907)
— Geoffrey Scott, The Architecture of Humanism. A Study in the History of Task (1914)
— Rudolf Steiner, Ways to a New Style in Architecture (1914)
— Theo van Doesburg, "De Stijl" (1917-1931)

Nel 1903 Berlage tiene una conferenza al Circolo Architettura et Amicitia 1 in cui affronta il tema dello Stile per rispondere alla seguente domanda sollevata da uno studioso delle teorie proporzionali:
"Perchè c'è armonia nelle produzioni dell'arte antica, mentre al contrario le nostre opere sono, per così dire, 'stridenti' ?"Risponde Berlage: "Perchè le opere antiche hanno stile, le nostre no".
Egli sviluppa la tesi intorno alla nozione di stile a partire dall'enunciazione della seguente definizione tedesca: "Stil ist Einheit in der Vielheit" (Lo stile è unità nella molteplicità).
Berlage, per spiegare cosa dobbiamo fare per muoverci nella direzione che porta
sempre più verso le qualità dello stile, cita le bellissime frasi che Semper scrisse a proposito di questo tema: "Imparate dalla natura, cioè siate parsimoniosi nell'uso dei vostri motivi, perchè ciò è una garanzia contro le aberrazioni che recano nocumento all'armonia delle vostre opere; e non abbiate timore di essere sobri, di apparire scarsi di fantasia perchè la natura stessa ve ne dà la prova.
Il massimo rigoglio, cioè la fantasia, è possibile, pure entro questi limiti ma con la precisazione che tutto dipende dal vostro talento. Inoltre: siate logici nell'uso dei motivi.
Se lavorerete in questa direzione, avrete l'opportunità di avvicinarvi a quanto cerchiamo, cioè lo stile, ossia l'unità nel molteplice, l'armonia; e la vostra opera non avrà stridore.
Non avete osservato che la natura, pur nella sua sterminata varietà, non è mai stridente? Perfino i forti colori dei fiori, seminati a milioni dalla natura, non stonano mai.
Appena noi uomini piantiamo un po' di fiori in una aiuola, questa subito appare stridente, a meno che non lo facciamo con senso artistico, cioè con stile: allora può nascere l'opera d'arte, perchè vi sarà unità nella molteplicità.
I parchi e i giardini costruiti all'epoca di Luigi XIV lo dimostrano.
(. . .) Guardiamoci però dal trarre la conclusione che le opere d'arte antiche sono belle solo perchè il tempo, per così dire, vi ha lavorato sopra.
Non basta che passino trecento anni perchè i quadri antichi diventino dei Rembrandt e i nostri edifici non avranno mai lo "stile" del tempio di Paestum o delle cattedrali di Amiens.
E ciò perchè non ci siamo preoccupati dell'unità: il tempo può molto, ma fortunatamente non può rendere bello ciò che è brutto.

"Imparare dalla natura significa per Berlage studiare i monumenti antichi.
Tutto è natura; anche le città sono natura.
Bisogna studiare i monumenti antichi non con il fine di copiarli, ma con quello di rintracciarne gli elementi che ne formano lo stile. E una delle qualità dello stile è "l'ordine", cioè la regola. Ma bisogna anche imparare a servirsi con consapevolezza di quanto la natura produce inconsapevolmente. E Berlage cita ancora un brano di Semper per
illustrare questa idea:
" I tratti basilari di tutta la architettura egiziana sembrano celarsi, come in un embrione, nella secchia nilotica, cioè nella secchia in cui veniva attinta l'acqua dal fiume sacro; e non è meno sorprendente l'analogia tra la forma dell'idria e alcuni esempi dello stile architettonico dorico. Entrambe le forme preannunciano ciò che verrà scoperto dall'architettura, perchè in esse c'è la stessa tensione ad esprimere in modo monumentale l'essenza dei rispettivi popoli ".

In ultima analisi tornare in possesso di uno stile significa allora tornare in possesso di uno stile monumentale.
Ma se lo stile è l'espressione più alta di ciò che realizza un intero popolo la premessa necessaria non può che essere una cooperazione ideale che permette di raggiungere quella grande compiutezza che l'individuo singolo non riesce a conseguire.
Il persistere dell'impossibilità di pervenire ad uno stile sta, secondo Berlage, nell'assenza di queste condizioni in un'epoca come la sua che egli vede caratterizzata da un puro individualismo. Nello stesso tempo è convinto che questo stile verrà.
Così egli conclude la sua conferenza con queste parole:" Chi ha fede non ha fretta.
Poichè se da un lato è triste dover sapere che quest'epoca migliore noi non la vedremo, ci conforta d'altro canto la grande illusione che dall'attuale caos di bruttezze, di reciproci odi e di materialistico cinismo, sorgerà come la fenice dalle ceneri una società di maggior merito, concordemente operosa, che avrà il suo stile monumentale: quello stile per il quale noi non possiamo fare altro che porre le fondamenta ".
Un simile sentimento di condanna storica, naturalmente in tempi molto diversi, si trova riflesso nelle parole coi cui Aldo Rossi introduce il suo libro A Scientific Autobiography del 1981, edito dal MIT Press.
" I felt that the disorder of things, if limited and somehow honest, might best corrispond to our state of mind.
But I detested the arbitrary disorder that is an indifference to order, a kind of moral obtuseness complacent well-being, forgetfulness.
To what, then, could I have aspired my craft? Certainly to small things, having seen that the possibility of great ones was historically precluded".

1. Hendrik Petrus Berlage, Architettura Urbanistica Estetica, Zanichelli Editore 1985; Gottfried Semper in "Architettura" 1903


1. Il pluriuso della parola stile - Willem Brouwer

2. Una definizione: La voce Stile nel Dizionario di Quatremère de Quincy - Willem Brouwer

3. La ricerca di un nuovo ruolo dello stile - Willem Brouwer

4. Una declinazione formale dello stile.- Willem Brouwer

5. Una declinazione ideologica dello stile - Willem Brouwer

6. La proclamazione di uno stile: The International Style - Willem Brouwer

7. Lo Stile come espressione dello spirito di un'epoca. - Willem Brouwer

8. Lo stile inteso come caratteristica distintiva e di riconoscibilità dell'opera individuale.

 

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Willem Brouwer

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